giovedì 31 gennaio 2013

PESCE ED UCCELLO |disposizioni proteiche nello spazio|

Disposizioni Proteiche
Ti vorrei come pesce ed uccello
mio amore che porti sacchetti gialli d’aria
scendendo le rampe del supermarket;
ti vorrei in un tuffo dal primo piano
passando per gli scaffali d’ortaggi
fino al banco dei surgelati
e rimanere confusa tra me
ed una spigola a tranci.
 
Ti vorrei come pesce ed uccello
mio amore che pensi al brodo che farai per cena
muovendoti in fila alla cassa;
ti vorrei d’uno spicco d’ali
sopra d’ogni barriera
fino al parcheggio a settori
e divenir com’eri all’atterraggio
sopra il mio petto nudo.
 
Ti vorrei come pesce ed uccello
farti scendere verso il mio nido di becco
farti salire nella mia bocca di stagno
sprofondare nelle mie carni
sorvolare i miei orgasmi
muta nei preliminari
primo soprano al comando.
 
Ti vorrei come pesce ed uccello
Perché non posso esserti sempre invito
a darti l'uno e l'altro.
 
Ti vorrei come pesce ed uccello
o perlomeno pesce
che per piumaggi e spicchi
posso bastare io.

mercoledì 30 gennaio 2013

DOVE DORMO NON E' CASA |recuperando di passi il contorno|

Passi e Contorno
Me di mento nel mentire e mi dimentico del mentre.
me dilemma del gin lemon nel ventesimo del ventre.
Scacciar mosche altro non posso 
che scacciare dai calzoni un altro foglio
dir diabetico il cifrato fa ventuno 
ed è il tutto un po’ più buio nel viale illuminato.
 
Sfilo un callo per calzino e mi arrotondo, 
sfido il culo della strada;
dove dormo non è casa,  
ma paura.
 
Ogni pietra è una stesura di sgambetti, 
m’arrabatto d’uncinetti e di gincane
il mio cuore è fatto a scale 
come il posto che m’aspetta.
 
L’ardimento del plotone di lampioni 
che la fretta ha messo in linea col mio naso
porto il viso insanguinato del perdente.
 
Una sindone il cappotto 
di sbadata incontinenza e fame d’ombre;
tracce d’uomo non ne porto, 
che non sia reminiscenza.
 
Fra’ Petrolio aveva un sogno e l’ha perduto
fra l’imbuto e la sciagura;
dove dormo non è casa,
dove dormo non è casa
ma paura.

martedì 29 gennaio 2013

UN LIMONE ED UN BICCHIERE DI LATTE |freddo composto a due vani|

Composto a Due Vani
Ci sono giornate tristi, 
fatte di pensieri tristi 
e tristi risvolti, 
giornate in cui 
si vorrebbe essere ancora piu' tristi 
con una smodata ricerca intrinseca 
della tristezza.
L'ultima cosa da fare?
Aprire il mio frigorifero
e rimanere a guardarlo, per ore
nel freddo niente che lo compone......

composto-compostaggio-compasso
compassione-compare-compianto
companatico-compendio-compito
completo-compiuto-con_peto

lunedì 28 gennaio 2013

IL VERMUT DI BABBO NATALE |di spirito e granatina|

Di Spirito, Flemma e Granatina
Preso per il naso dalle note del campanaro, Babbo Natale arrivò cheto e paonazzo al paese quando oramai stavano per scoccare le due. Vide due brutti ceffi fermi all’angolo di strada tra la piazza ed il corso, intenti nel concepire qualcosa di insolito e decisivo. Sarà stato per la fatica, per l’ultimo Vermut mandato giù controvoglia, che Babbo Natale sentì dentro di se uno strano senso di solitudine. Passo dopo passo sulla neve fresca e lucente che rispecchiava dal basso varie file di luci intermittenti, Babbo Natale si avvicinò ai due manigoldi. Si tolse il cappello prima di essergli di fronte con una galanteria d’altri tempi.  
"Buon Natale !" – esclamò, fiero delle sue vesti.
I due si voltarono sorpresi. Erano smilzi, butterati, con una barbetta appena accennata sul mento e precisa nei perimetri. Avevano basette curate di forme bizzarre come ritagliate da minuscoli tosaerba. La loro pelle era verde con netti tagli di luce giallastra intermittente proveniente dallo specchio di neve del pavimento. Avevano chiodi conficcati nelle orecchie, nel naso, sulle labbra ed uno strano stato di niente negli occhi. Avranno avuto si e no sedici natali. "Buon Natale ragazzi!"- replicò Babbo Natale. I due si guardarono senza quasi vedersi, girando i tacchi verso il fondo del corso. Babbo Natale rimase in quell’angolo, da solo, cheto e paonazzo a rimpiangere un Vermut mandato giù troppo in fretta.

sabato 26 gennaio 2013

MALAUGURANDO AMOR |d'ogni suo cupo male|

Obelisco d'Addome
Ultima intima stima vestita di brina
che Dio m’ammali d’astio se di tornar non sia
che quando avevo fame avevo un fiasco
per ricacciar la fame dove pria
frugo provato d’alito al distacco
malaugurando amor di malattia.
 
Pudico piede al pascolo di corpo
lido di pancia vuota estate ladra
che quando avevo sonno era già giorno
per ricacciare il sonno nella strada
quatto il provato mantice del corvo
malaugurando amor dovunque vada.
 
Livida invidia d’arma complicata
calda passata estate un dì di dove
che quando avevo freddo avevo un legno
per ricacciargli il freddo nell’addome
in quale cavo mai posai carezze
malaugurando amor d’ogni suo nome.
 
Drappo sospeso mitra di confetti
lordo d’eretti intrisi di cordiale
che quando avevo amore ero già morto
per ricacciare amor d’un funerale
in quanto a me sia pace d’obelisco
malaugurando amor d’ogni suo male.

giovedì 24 gennaio 2013

BATTUTA DI LARDO |concedente disimpegno di stacchi|

Totem Tam Tam a Tempo
Il tavolo: quello di cucina.
La lista: quella della spesa.
L'intorno: quello che regala
ed una carta di lardo steso.
Morta ti poggio e il becco al soffitto
che tavolino e schiena
fanno da pane allo strutto.
E spingo avanti,
indietro
in quattro mosse
e ancora indietro
spinto dal peso a scatto
svaso all'opposto
svirgolo il tratto
scivola il lardo e sbatto.
Cosi' che tavolo,
spesa
e intorno
restan con te sull'orlo
a gemitare fame
e rantolii di sgombro.
 
|poesia esplicativa di sala mensa|

CI VORREBBE IL MARE |sabbiandoci d'ammorre|

pall pall
Ci vorrebbe il mare per andare a fondo??? 
No, basta una vasca senza maniglie 
ed una buona dose d'impegno. 
Galleggiando come una palla 
sul pelo di 50 centimetri d'acqua, 
trattieni il respiro, 
ti immergi, affondi 
e con gli occhi sabbiati dal cloro 
ti accorgi, che quella palla sei tu.

Io sono gia' alla fase successiva; 
quella con due palle.

mercoledì 23 gennaio 2013

VIVAVOCE |con stacchi di carpale e semi sparsi|

Ho spuntato lividi di malincuore divisi al verme che mi ha nutrito
e come serpe fu di scivolo l'ammanto stridulo del giorno.
Tu mi hai risposto a trilli d'un vivavoce astuto
dove chi sia il connubio è un artefatto.
Ho separato steli dal vermiglio scelti alla spina prima che mi ha appeso
e quale sterco apprese il parafango e la carpale amica.
Tu mi hai risposto patina e fatica ed è rifiuto
l'attimo assaporato di distacco.
Ma di due dita ho preso la distanza
e adesso spargo semi, soddisfatto.

| con presupposto gaudio |

VADO VIA |come se per restare vi fossero sospiri di riflusso|

Vado via e torno qui
Torno via e vado la
Torno a casa e vado via
Torno domani e vengo prima
Non ha porto casa mia
Vaffanculo resto qua.

|disappuntando ovviamente|

martedì 22 gennaio 2013

CONCIME DEL PENNY MARKET |diomilibberi|

Concime d'ebollizione maldestra
Lo sbuffo d'una pentola a vapore
sbollenta la minestra
e il pavimento specchia
la punta del mio naso.
Conto d'un pecorare di minuti
credo che il tempo scritto sia passato
del cartonato sconto Penny Market.
Vedo presine d'unto crocefisse
e il guanto smeriglione della cuoca
voglia d'ardire poca
davanti a una minestra.
Quindi stufato il groppo che m'opprime
verso d'un vino fiore all'orlo il pelo
e siedo al masticare
di concime.