lunedì 28 gennaio 2013

IL VERMUT DI BABBO NATALE |di spirito e granatina|

Di Spirito, Flemma e Granatina
Preso per il naso dalle note del campanaro, Babbo Natale arrivò cheto e paonazzo al paese quando oramai stavano per scoccare le due. Vide due brutti ceffi fermi all’angolo di strada tra la piazza ed il corso, intenti nel concepire qualcosa di insolito e decisivo. Sarà stato per la fatica, per l’ultimo Vermut mandato giù controvoglia, che Babbo Natale sentì dentro di se uno strano senso di solitudine. Passo dopo passo sulla neve fresca e lucente che rispecchiava dal basso varie file di luci intermittenti, Babbo Natale si avvicinò ai due manigoldi. Si tolse il cappello prima di essergli di fronte con una galanteria d’altri tempi.  
"Buon Natale !" – esclamò, fiero delle sue vesti.
I due si voltarono sorpresi. Erano smilzi, butterati, con una barbetta appena accennata sul mento e precisa nei perimetri. Avevano basette curate di forme bizzarre come ritagliate da minuscoli tosaerba. La loro pelle era verde con netti tagli di luce giallastra intermittente proveniente dallo specchio di neve del pavimento. Avevano chiodi conficcati nelle orecchie, nel naso, sulle labbra ed uno strano stato di niente negli occhi. Avranno avuto si e no sedici natali. "Buon Natale ragazzi!"- replicò Babbo Natale. I due si guardarono senza quasi vedersi, girando i tacchi verso il fondo del corso. Babbo Natale rimase in quell’angolo, da solo, cheto e paonazzo a rimpiangere un Vermut mandato giù troppo in fretta.

Nessun commento:

Posta un commento